La saga di 50 sfumature ha fatto molte cose orribili come ammazzare la scrittura e distruggere secoli e secoli di rivendicazioni sessuali (insieme all’omonimo film), ma ha anche fatto qualcosa di positivo: ha stilato un vademecum di tutto quello che non andrebbe mai fatto a meno che non si voglia rovinare un intero genere. Queste sono le prime cose che mi vengono in mente quando qualcuno mi chiede che cosa ne penso della saga, ma in realtà non ha fatto solo questo: seppur in maniera del tutto sbagliata, questa saga ha creato un vero e proprio fenomeno, un vortice che ha inevitabilmente risucchiato tutti, fan e non. Se il sesso non è più un tabù da diverso tempo, le relazioni BDSM (Bondage, Dominazione, SadoMaso) sollevano sempre un gran polverone principalmente perché non vengono capite e vengono interpretate come relazioni abusive. 50 sfumature in questo senso ha contribuito molto, presentando degli stereotipi che negli anni duemila dovrebbero essere ormai superati e che invece vengono proposti con una certa noncuranza e rendendo assolutamente ok una relazione abusiva mascherata da qualcosa di diverso.
Ed è proprio “grazie” ad un prodotto approssimativo come Cinquanta sfumature che possiamo godere (ahaha vi prego, passatemi queste bassissime battute) di Submission, miniserie tv destinata a fare scalpore, presentata dalla Showtime e ideata da Paul Fishbein e Jacky St. James, il primo è il creatore degli AVN Awards Show, ormai conosciuti al mondo come gli Oscar del cinema porno, mentre la seconda è una rinomata regista pornografica. E se vi annoio con questa presentazione, non è un caso. Lo stampo pornografico è la firma del pilot (e, consequenzialmente, dell’intera serie tv), perché il compito che Submission vuole prefiggersi è proprio quello di donare veridicità ad un universo che è stato esplorato troppo superficialmente e approssimativamente. Questo è chiaro sin dalla prima scena, incentrata sul controllo dell’orgasmo, in modo tale che chiunque avesse nutrito dei dubbi nonostante un titolo così chiaro, ora non può avere nessun tipo di incertezza: questa è una serie tv porno a tutti gli effetti. E proprio come ogni porno che si rispetti, non ha una trama molto corposa.
Anche volendo, non potrei farvi spoiler in nessuno modo possibile. La protagonista è Ashley (Ashlynn Yannie) che, dopo una relazione di un anno con un uomo che la lasciava sempre insoddisfatta, si trasferisce dall’amica Jules (Victoria Levine) per cambiare vita. Qui entrerà inevitabilmente in contatto con Dillon (o Dylan; nei sottotitoli c’è scritto una cosa e su wikipedia un’altra…), con il mondo delle pratiche BDSM e, attraverso un libro intitolato Slave di Nolan Keats, esplorerà da vicino questo universo fino ad entrare in contatto con le sue fantasie più nascoste. Un porno.
A luce di questo, cosa è davvero interessante di questa serie tv? Beh, per l’ovvio, per il sesso… per quale ragione si guardano questo genere di prodotti?! Per avere la possibilità di entrare indirettamente in contatto con uno degli ultimi tabù del sesso, forse per capirlo. Essenzialmente, è questo lo scopo che si è prefisso dalla produzione e infatti le intenzioni di Submission sono apprezzabili: la St. James vuole proporre un’onesta rappresentazione delle pratiche BDSM che non si basi solo sul sesso in sé, ma su un rapporto di fiducia e sulla connessione molto profonda che si instaura con il partner – e questi sono degli elementi che effettivamente emergono (se non dal pilot, emergeranno in seguito). Tramite l’espediente del libro e tramite la lettura di alcune pagine di questo, veniamo a conoscenza dei pensieri che portano una donna a sottomettersi all’uomo ed anche al senso di potere che ne può derivare. È davvero interessante per chi, come me, non conosce davvero niente di questo mondo se non i luoghi comuni che probabilmente conoscono tutti. Le scene di sesso sono molto esplicite e lo saranno sempre di più, praticate quasi interamente da attori porno e dunque da professionisti del mestiere. Dillon – o Dylan – ad esempio è interpretata dalla pornoattrice e modella di nudo Skin Diamon, tanto per nominarne una.
Il sesso ci viene venduto continuamente, in maniera più o meno cosciente. Submission non è la prima serie tv a trattarlo così apertamente (mi vengono in mente Masters of Sex e The Affair tra gli esempi più attuali), ma forse è la prima che vuole farlo con lo scopo rieducativo dopo la terribile immagine proposta da “50 Sfumature di Grigio” e questo attribuisce al sesso che vediamo una connotazione più profonda. Se non vogliamo essere degli spettatori passivi ma filtrare ciò che vediamo con una certa criticità, non possiamo assolutamente trascurare questo aspetto del prodotto. Dunque sì, il sesso è una delle ragioni per cui vale la pena di iniziare questa serie tv, ma non la sola. In Submission il mondo BDSM viene umanizzato, ci viene mostrato che si tratta di un mondo fatto di persone normali, cosa che spesso si tende a dimenticare.